Previsioni e Risk asset
Le case di investimento rimangono su Azioni e Bond.

Gli esperti chiamati a raccolta da ITForum (Alessandro Arrighi per Ethenea, Armando Carcaterra per Anima SgR, Alessandro Furrer per Fidelity e Massimiliano Maxia per Allianz G.I.) hanno dichiarato quasi all’unanimità di voler rimanere sui risky asset e di aver preparato portafogli con una buona dose di componente azionaria e obbligazioni di società europee ad alto rendimento.
Volatilità?
Usa e Cina potrebbero con l'impeachment di Trump da una parte e il possibile scoppio di una bolla finanziaria dall’altra potrebbero far nuovamente impennare la volatilità agli stessi livelli registrati all’inizio dello scorso anno. Ma anche se a preoccupare maggiormente sono i giganti, la traballante crescita del Vecchio Continente e una nuova generazione politica che avanza velocemente rischia di rendere senescente anche Matteo Renzi, che da ex enfant prodige della politica italiana, è stato bocciato dal 70,2% dei visitatori che all’ingresso di ITForum stamane ha risposto “No” alla domanda secca del sondaggio del giorno “Renzi è il Macron italiano”?
Economia Usa
A dominare l’attenzione dei gestori è soprattutto cosa faranno gli Stati Uniti da qui a fine anno. Dopo sei mesi di aspettative deluse, secondo gli esperti la Fed potrebbe agire aggressivamente qualora Trump modificasse le linee guida del suo programma economico fiscale, mentre il fatto che la crescita degli indici azionari Usa sia guidata soprattutto dalle performance concentrate di pochi titoli significa che, nonostante sia la Borsa che ha guadagnato di più dal 2009, ci sono ancora moltissime altre società quotate in potenziale apprezzamento. Secondo alcune case di investimento, i portafogli per fine 2017 non dovrebbero mancare l’occasione offerta dai dividendi azionari, che in una fase di assoluta ricerca di rendimento dovrebbero essere privilegiati dagli investitori così come i fondi multi asset decorrelati e flessibili per potersi difendere meglio in caso di tracollo dei mercati azionari.
Tasso Fisso
Dove la differenza di visione è risultata più marcata, invece, è la posizione sugli investimenti a tasso fisso. Di fronte al consensus che privilegia una bassa duration, c’è chi sostiene che continuare ad aspettarsi un aumento dei rendimenti non può che rivelarsi una scelta deludente. Nonostante si sia in una fase di rialzo dei tassi, infatti, dal 2008 vi sarebbero elementi strutturali a livello globale destinati a porre un freno naturale all’incremento dei rendimenti: in primis il debito globale che – a livello composito (governi, famiglie, aziende) ha ormai raggiunto il 300% e non si può permettere di non tenere sotto controllo i rendimenti. Di qui, il suggerimento a privilegiare una duration di mezzo (né corta né lunga) da inserire in portafoglio per una più efficace decorrelazione dal mercato azionario.
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