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Oro - Il Gold Standard Tornerà?

Inserito in Prezzi dell'oro

Gold e investimenti: l’oro esprime un segnale di scetticismo nella finanza, nella valuta e nella società.

Investire in oro è sempre stata una questione politica, ha scritto Adrian Ash di BullionVault. Questo perché l’oro è inerte ed eterno, immutabile promemoria di una mancanza di fiducia nelle parole o nelle promesse dei mercati. Anche un 5% di capitale in oro suggerisce che tu creda in una possibilità su venti che tutto crolli. Il Gold Standard e le banche centrali.

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Per questo, caso unico tra i rivenditori di oro, BullionVault non apprezza che le banche centrali comprino oro. Non che non debbano, sia chiaro, ma gli accumuli di oro da parte dei governi tendono a segnalare imminenti situazioni spiacevoli. Torniamo al 1875, nel pieno del Gold Standard. Denaro significava oro, sia in monete fisiche che nella misura ufficiale del valore monetario delle banconote, dei contratti e del credito.

“Le riserve ufficiali mondiali di oro non erano più di 1.100 tonnellate, mentre le monete d’oro in circolazione ammontavano a quasi 3000 tonnellate”, ha scritto Timothy Green in un report per il World Gold Council. I privati erano in possesso della maggior parte dell’oro del mondo industrializzato, ed il Gold Standard era iniziato come evoluzione naturale, non progettato.

Gold Standard

Il Gold Standard era semplicemente il modo in cui i privati nel mondo avevano deciso di incontrarsi e scambiare ricchezza. “Entro il 1905 le Banche Centrali avevano accumulato 4.710 tonnellate d’oro, passando in vantaggio rispetto alla circolazione privata che ammontava a 3.916 tonnellate. Alla vigilia della prima guerra mondiale, dopo un salto nell’accumulo di oro da parte degli stati, in primis Germania e Russia, le riserve ufficiali ammontavano a 8.100 tonnellate”.

È difficile non notare il nesso tra le “guerre totali” del ventesimo secolo e la “guerra totale” alla ricchezza privata. Le riserve nazionali di inizio novecento erano circa il 20% di tutto l’oro estratto fino al 1914. I governi e le Banche Centrali sono tornate a quel livello solo una decina di anni fa.  

Dal 1919, il disastro economico accelerò il processo di nazionalizzazione della ricchezza privata.

Oro e Banche centrali

L’oro fu risucchiato nei caveau centrali alla stessa velocità con cui le libertà personali venivano soppresse da parte di tutti i governi: comunisti, socialisti, nazisti ed imperiali. La disoccupazione di massa, il fascismo e il riarmamento europeo furono contemporanei alla corsa al controllo dell’oro, e non ci fu burocrazia più efficiente nell’impossessarsi di questa ricchezza degli Stati Uniti.

Nel 1933 il governo americano rese illegale la proprietà privata di oro, forzando i cittadini a vendere il proprio oro al Tesoro pena una multa di diecimila dollari o la prigione. Subito dopo, il governo nazista tedesco annesse l’oro austriaco, polacco, cecoslovacco, belga ed olandese, più tutto quello appartenente agli Ebrei uccisi in Europa centrale.

Gli Stati Uniti acquisirono ancora più oro durante la seconda guerra mondiale, in cambio di beni militari e di prima necessità al Regno Unito ed alla Russia, e dopo la guerra, acquistando il poco oro rimasto ai governi europei e fornendo in cambio i dollari di cui questi avevano bisogno per ricostruire l’economia devastata negli anni precedenti.

Al picco storico, il Treasury americano aveva il 70% delle riserve nazionali mondiali di oro, e gli Stati Uniti erano la prima potenza finanziaria e politica al mondo, posizione di dominio che continua anche oggi.

Quindi perché ripassare la storia oggi, a 100 anni dall’armistizio del 1918?

Prima di tutto, perché anche oggi come allora le riserve auree delle Banche Centrali sono un punto di riferimento per l’intero mercato dell’oro. Basti pensare al rilievo mediatico delle notizie della scorsa settimana sull’oro del Venezuela a Londra, o la Banque de France che sta tentando di attirare i clienti della Bank of England, offrendo custodia dell’oro alle Banche Centrali internazionali che stanno utilizzando la banca inglese.

Oro in Svizzera

La possibilità che la Francia torni a guadagnarsi una posizione dominante nel mercato dell’oro dopo la Brexit sembra remota, visto che il secondo posto è della Svizzera, la quale non fa parte dell’Unione Europea ed i cui flussi d’oro passano solo in minima parte dall’Eurozona.

Shanghai è un rivale molto più grande di Londra come centro internazionale del mercato dell’oro, ma potrebbe prenderne il posto solo se il governo cinese dovesse legalizzare le esportazioni d’oro.

Oro e Cina

Si dice che questo potrebbe accadere proprio quando il Shanghai Gold Exchange co-ospiterà la conferenza della LBMA l’anno prossimo a Shenzhen, ma è solo speculazione. La Cina però è già il primo paese estrattore, importatore e consumatore di oro al mondo. Il politburo ha continuato silenziosamente ad accumulare oro nel ultimo decennio. Se il ventunesimo secolo sarà davvero il “secolo cinese”, come hanno annunciato gli opinionisti, la direzione dei flussi di oro punta già ad est. Speriamo solo che la Cina senta meno il bisogno di nazionalizzare e controllare tutto l’oro che le potenze del ventesimo secolo accumularono in attesa della guerra.

In ogni caso, che la Cina sia contagiata dalla febbre dell’oro o meno, è difficile pensare ad un ritorno dello standard aureo. Iniziando dal nostro mondo di credito digitale, alleggerimento quantitativo e tassi d’interesse sotto zero, è difficile immaginare l’entità e la profondità del disastro necessario perché si pensi di fare inversione di marcia nella politica monetaria.

Oro e Gran Bretagna

Partendo dalla direzione opposta, consideriamo la decisione della Gran Bretagna di abbandonare il Gold Standard nel 1931... i conflitti sociali, i morti e la depressione che hanno portato a questa scelta. Mai dire mai, ma con il controllo statale e la regolamentazione delle attività private che sono solo aumentati dalla fine della guerra in poi, il mondo non potrebbe tornare ad uno standard aureo senza una catastrofe uguale o maggiore di quella che l’ha fatto abbandonare. Ho paura che questo ottimismo sia ingenuo e disperato come il dolore che ha reso il Remembrance and Veteran’s Day una tradizione, dalle undici del mattino dell’undici novembre 1918. “Mai più”. L'oro rimane al mercato. 

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